CRITERI REDAZIONALI PER PROVE FINALI e TESI DI LAUREA
Storia delle crisi e delle transizioni politiche
Storia dei movimenti e dei partiti politici
Storia e dottrina del giornalismo
Storia contemporanea
prof. Giuseppe Pardini
Premessa deontologica e normativa
Copiare rappresenta un furto di proprietà intellettuale, eticamente scorretto e sanzionato dall’ordinamento giuridico come un reato: pertanto punibile con reclusione non inferiore a sei mesi, a norma della legge n. 475 del 9 aprile del 1925 sulla “Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici e dignità pubbliche” (come ribadito dalla sentenza della sezione penale della Corte di Cassazione n. 18826 del 12 maggio 2011).
Nel caso si vogliano riprodurre brevi passaggi di lavori altrui, per ragioni di studio o di documentazione, lo si può fare nei limiti consentiti dalla legge e indicando sempre l’autore e la fonte (con le modalità illustrate di seguito).
Avvertenze
- L’elaborato finale deve essere consegnato al docente almeno 5 (cinque) giorni prima della consegna in segreteria, per le correzioni finali e per il visto per la consegna e la stampa, pena lo slittamento della discussione alla seduta di laurea successiva.
- Lo studente deve informarsi preventivamente e per tempo circa le varie e indispensabili formalità burocratiche e amministrative.
- Copiare pubblicazioni, libri, articoli e tesi altrui, sia on line che sul cartaceo, rappresenta un furto di proprietà intellettuale, a meno di un esplicito consenso dell’autore. Anche in quest’ultimo caso, tuttavia, riprodurre un testo altrui per realizzare la propria tesi o prova finale è un illecito sanzionato dall’Ordinamento. Nel primo caso è l’autore il soggetto leso, nel secondo è l’Università che deve certificare la formazione e i saperi acquisiti dallo studente. Copiare on line è molto facile, ma lo altrettanto scoprire chi lo fa col semplice uso di un motore di ricerca on line.
- Gli studenti del CdL triennale concludono il loro corso di studi con una prova finale(pp. 60/90).
- Gli studenti del CdL magistrale conseguono una laurea magistrale, dopo aver svolto e presentato una vera e propria tesi di laurea (pp. 110/150).
Nota introduttiva sulle Prove finali e sulle Tesi di laurea
«La prova finale della laurea, alla quale non deve essere richiesta una particolare originalità, deve costituire un’importante occasione formativa individuale a completamento del percorso. Il numero di crediti ad essa attribuito deve essere commisurato al tempo effettivamente da impiegare per la sua preparazione. Per il conseguimento della laurea magistrale è richiesta la presentazione di una tesi elaborata dallo studente in modo originale sotto la guida di un relatore» (art. 31 Regolamento didattico d’Ateneo).
Regole fondamentali
- L’elaborato scritto, relativo alle lauree triennali, si pone in stretta connessione con le attività formative precedenti (inclusi corsi e tirocini eventualmente svolti).
- La situazione è completamente diversa per le lauree magistrali, per le quali la redazione di una tesi va considerata come una parte fondamentale della formazione. In particolare, lo studente si impegna ad affrontare un tema trattandolo anche con elementi di originalità e con adeguato apparato critico e, ove possibile, sperimentale. I corsi di laurea di vecchio ordinamento o i corsi quadriennali vanno equiparati, sotto questo profilo, alle lauree magistrali.
- Ne consegue anche la previsione una differente “corposità” tra prova finale e tesi di laurea: nel primo caso il numero delle pagine deve mantenersi nell’intervallo 60-90; nel secondo invece nell’intervallo 110-150.
- Infine, sia le tesi e che le prove finali richiedono una verifica puntuale e graduale dell’elaborato da parte del docente. In altre parole, l’elaborato va consegnato al docente un singolo capitolo per volta, per poi essere corretto e verificato con lo studente, affinché il lavoro rappresenti un effettivo contributo di crescita nella capacità di elaborazione e sintesi, sia delle fonti che degli argomenti trattati per lo studente.
- I tempi per la redazione delle prove finali e delle tesi, ovviamente, dipendono molto dalla capacità e dall’impegno di chi realizza l’opera. Mediamente, però, una prova finale in storia non richiede meno di due mesi, mentre per le tesi questo tempo è generalmente il doppio.
Il testo
- Carattere: usare preferibilmente il carattere Book antiqua, in corpo 12 per il testo; in corpo 11 per le citazioni e in corpo 10 per le note a piè di pagina.
Il testo deve essere, alla conclusione, sillabato e giustificato (centrato).
I margini debbono mantenersi a una misura generalmente standard, comunque di 2,5 cm a destra e a sinistra e di 2,5 cm in alto e in basso.
(In alternativa al carattere Book antiqua possono essere usati anche altri tipi di carattere, preferibilmente il Times New Roman o il Garamond, per esempio, sempre con le accennate modalità relative alla dimensione del carattere stesso)
Il testo deve essere diviso in capitoli, minimo 3, massimo 6; corredato di una breve bibliografia finale e dall’indice generale.
- Interpunzione: ricordarsi che dopo, e non prima, i segni di interpunzione (virgole, punti, punti e virgola, due punti, trattini che racchiudono un inciso) va sempre uno spazio.
Inoltre: p. 10 e non p.10; R. De Felice e non R.De Felice; J. M. Keynes e non J.M. Keynes.
- Corsivi: nel testo il corsivo va usato esclusivamente per i titoli dei libri e per i nomi stranieri.
Questi ultimi, tuttavia, se usati nel linguaggio corrente, vanno in tondo (es. film; leader).
Inoltre, i termini stranieri di uso comune restano invariati al plurale, mentre gli altri avranno il plurale nella lingua alla quale appartengono.
- Virgolette: per le citazioni, sono ad apice doppio (es. “La storia è una disciplina interessante”). Eventuali virgolette interne sono ad apice singolo (es. “La parola ‘politica’ è di difficile definizione”). Le riviste vanno messe tra virgolette a sergente (es. «Ventunesimo Secolo»).
- Abbreviazioni: p. e pp. (e non pag. o pagg.); s. e ss. (e non seg. o segg. o sgg.); cap. e capp.; cit.; cfr.; ecc.; vol. e voll.; n. e nn.; N.d.A. e N.d.T. Andranno in corsivo: et al., ibidem, passim, supra, infra.
- Sigle: sono tutte alte (es. PCI; URSS), tranne quelle che, se sciolte, sarebbero basse (es. pil: prodotto interno lordo; pm: pubblico ministero).
- Numeri: normalmente, si scrivono in lettere se sono minori o uguali a dieci, purché non appartengano a una serie (es. Si astennero i 3 consiglieri comunali del PCI, i 4 del PSI e i 2 del PRI).
Si scrivono sempre a lettere se sono all’inizio di una frase (es. Duecentotredici parlamentari dell’opposizione abbandonarono l’Aula). Si ammette anche questa grafia: 10 mila uomini; 10 milioni di uomini; 3 miliardi e 400 milioni. Nelle percentuali, si usano le virgole e il segno % si scioglie in per cento (es. La DC ottenne il 32,9%).
- Discorso diretto e citazioni: si usano il maiuscolo iniziale, i due punti e le virgolette ad apice doppio se si riporta una frase di senso compiuto (es. Il Presidente della Repubblica disse: “Tutti i cittadini devono rispettare la legge”).
Quando il discorso è spezzato non si usano i trattini, ma sempre le virgolette (es. “Tutti i cittadini”, disse il Presidente della Repubblica, “devono rispettare la legge”).
Le citazioni all’interno del testo vanno, dunque, aperte e chiuse dalle virgolette ad apice doppio (es. “La storia contemporanea è una disciplina appassionante”).
attenzione: se il brano è lungo (oltre le 2/3 righe), bisogna separarlo dal resto testo, senza virgolette e dandogli anche un corpo tipografico minore (11).
Quando si riporta una citazione eventuali omissis si indicano con [...] e mai con ... che indicano sospensione. Eventuali aggiunte esplicative dentro una citazione vanno tra parentesi quadre.
- Le note
Da collocare sempre a piè di pagina (o, in determinati lavori, a fine capitolo).
Nel testo, i numeri di nota devono sempre precedere i segni di interpunzione (es. “Come nel nostro esempio”1.). Le pubblicazioni periodiche vanno tutte in tondo e fra virgolette a sergente. I nomi di città straniere vanno in lingua originale. Il testo delle note a piè di pagina deve essere in corpo 10 e anch’esso giustificato e sillabato.
- Citazioni di libri in nota
N. COGNOME, Titolo del libro, casa editrice, città, anno, p. 10 (oppure pp. 10-12 se le pagine sono consecutive; oppure pp. 10 e 12 se non sono consecutive; oppure pp. 10 e ss. per pagina 10 e seguenti).
I nomi propri degli autori, dunque, si puntano.
Per indicare da quanti volumi è composta un’opera:
N. COGNOME, Titolo del libro, 4 voll., casa editrice, città, anno, p. 10.
Se l’opera ha più autori:
N. COGNOME1 - N. COGNOME2, Titolo, casa editrice, città, anno, p. 10.
Se l’opera ha uno o più curatori:
N. Cognome, N. Cognome (a cura di), Titolo, casa editrice, città, anno (quindi il cognome in minuscolo)
Se si tratta di un saggio in un volume collettaneo:
N. COGNOME, Titolo del saggio, in N. Cognome (a cura di), Titolo del volume, casa editrice, città, anno, pp. 81-122.
Analogo è il sistema di citazione se l’autore e il curatore coincidono:
N. COGNOME, Titolo del saggio, in Id. (a cura di), Titolo del volume, casa editrice, città, anno, p. 81.
Se si cita in una nota consecutiva lo stesso autore, ma un’opera diversa: idem, p. 81.
Se cita esattamente la stessa pagina (o non sono citate le pagine): ibidem.
Se si richiama un libro già citato in un’altra nota non contigua, si ripetono il nome dell’autore e il titolo abbreviato, tralasciando le indicazioni bibliografiche, da sostituire con cit.:
N. COGNOME, Titolo del libro, cit., p. 10.
- Citazioni di articoli giornali: N. COGNOME, Titolo articolo, in «Testata», 10 gennaio 2003.
- Citazioni di saggi in riviste: N. COGNOME, Titolo articolo, in «Testata», n. 3, 2003, pp. 91-113. Eliminare tutte le altre informazioni non necessarie.
- Rinvio a testi di approfondimento (cfr.): quando non si cita direttamente un testo, ma in nota si vuole indicare un testo di riferimento, al quale rinviare per l'argomento trattato, occorre far precedere il testo dall'abbreviazione "cfr.": Cfr. S. COLARIZI, Biografia della Prima Repubblica, Laterza, Bari-Roma, 1996, pp. 81.
- Note con riferimenti documentali e d’archivio
Quando si cita un documento nel testo, in nota va indicata la corretta segnatura archivistica dello stesso: cioè la precisa collocazione archivistica del documento, affinché qualunque studioso possa verificare la fonte e la sua reperibilità. In genere, la segnatura si compone delle seguenti voci: istituto presso il quale è conservato, specifico fondo documentale, numero della busta o del faldone, fascicolo. Qualche esempio:
1) Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Casellario Politico Centrale, busta n. 31, fasc. Matteotti Giacomo;
2) Fondazione Istituto Gramsci, Archivio del Partito Comunista Italiano, Fondo 1940-1944, busta n. 83, fasc. Direzione centrale.
Il più delle volte, queste segnature vengono abbreviate. In tal caso, si renderà necessaria una specifica legenda interpretativa (magari posta in appendice):
Esempi di forme contratte:
1) ACS, M. I., DGPS, CPC, b. 31; 2) IG, APC 1940-1944, b. 83, fasc. Matteotti Giacomo.
La Bibliografia
Per la bibliografia finale, il candidato faccia l'elenco di tutto quanto lette, studiato e consultato:
a) libri, b) le riviste, c) eventuali fondi archivistici, d) siti on line (per elenchi separati a seconda della categoria) e quant'altro ritenga utile per ulteriori approfondimenti.
Tali elenchi vanno in ordine alfabetico per autore.
Consultazione dei repertori bibliografici on line
Per la ricerca della bibliografia su eventuali argomenti e per la consultazione delle opere a stampa (libri, periodici, riviste) si consiglia di consultare prima il sito dei libri e delle opere ancora in commercio: (www.ibs.it oppure www.amazon.it); per poi passare anche a quello dei libri usati e fuori commercio, ma che magari possono ancora essere acquistati usati (www.ebay.it o www.maremagnum.com);
inoltre il repertorio bibliografico dei libri conservati in tutte le biblioteche italiane (http://opac.sbn.it), (andare sia a ricerca base che a ricerca avanzata) per un eventuale prestito interbibliotecario e per una completa ricerca biografica sull’argomento di tesi; e infine il sito nazionale delle biblioteche di carattere regionale e locale (www.aib.it).
Raccomandazioni finali
1) Attenzione ad accordare i tempi dei verbi (consecutio temporis): per semplificare, si consiglia di utilizzare l’imperfetto.
2) Spesso le frasi troppo lunghe sacrificano la chiarezza del ragionamento e dell’esposizione.
3) Si consiglia di schedare i libri studiati (ma lo stesso vale per gli articoli, o i documenti d’archivio), dividendo le schede per argomento. Per essere utile alla progettazione e alla realizzazione finale, ogni scheda deve riportare sempre le indicazioni precise del testo (o del fondo archivistico) dal quale è tratta.
4) Prestare la massima cura alla grammatica e alla sintassi: una tesi sgrammaticata o scritta in un cattivo italiano non potrà che essere giudicata negativamente.
5) Nel caso di dubbi, si raccomanda di non esitare a chiedere ulteriori chiarimenti al docente, anche per meglio chiarire le indicazioni di questa breve nota esplicativa, direttamente al ricevimento e, semmai, all’indirizzo giuseppe.pardini@unimol.it
6) Si ricorda infine che i punteggi di cui dispone la commissione sono: 3 punti per gli studenti in corso; 1 punto per gli studenti al I anno fuori corso; 1 punto ogni 3 esami con lode (e quindi fino a un massimo complessivo di 4 punti di bonus finale); 0-6 punti per la valutazione della prova finale; 0-7 punti per la valutazione della tesi di laurea (ma 6 e 7 punti vengono assegnati solo in casi eccezionali, di tesi di ricerca particolarmente originali e brillanti e dopo una ottima dissertazione orale). Le tesi compilative hanno una valutazione inferiore alle tesi sperimentali o di ricerca (un paio di punti in meno, a seconda dei lavori stessi).
Prof. Giuseppe Pardini